Sono nato in una famiglia di Fornai. Ho visto la vita di sacrifici che facevano i miei genitori – mio padre lavorava di notte e dormiva di giorno, mia mamma si alzava prestissimo ogni mattina per aprire il negozio, ogni pomeriggio doveva passare dal forno per rinfrescare la pasta madre – ho sempre pensato che non avrei mai fatto il fornaio. Io e mio fratello vivevamo queste cose come intrusioni nella nostra vita familiare e quindi, da ragazzo, pensavo che questo fosse un lavoro troppo duro. Cosa spingeva i miei genitori ad affannarsi così tanto? Avevo 27 anni quando ho compreso che tutte le mie esperienze lavorative, pur avendomi insegnato alla perfezione come gestire un’impresa, rispondevano a logiche economiche che non mi appartenevano. Più di tutto, non comprendevo le dinamiche fra datore di lavoro e dipendenti: gli aspetti economici erano sempre più importanti delle risorse umane. Avevo bisogno di qualcosa di completamente diverso. Sono tornato alle cose che non comprendevo, ma che avevano sempre suscitato le mie domande. Sono tornato al nostro Forno. Era un luogo sicuro, potevo contare sull’ideale di armonia, comprensione e gioco di squadra che i miei genitori avevano continuato a costruire. “E adesso?” mi sono detto. Per un anno, due, lavoravo al forno dalle 3 di notte alle 8 della mattina e passavo il resto della giornata leggendo. Sono tornato a fare quello che facevo da bambino: andavo a fare il bagno al fiume, ho scelto un cane per andare a tartufi. Compresi, leggendo e potendo godere del mio tempo, che volevo far ripartire la mia vita e impostarla su nuovi elementi. Sono le cose semplici a rendermi felice, e fare il fornaio, creare con acqua e farina il più antico cibo dell’uomo, è una cosa semplice. Con la stessa filosofia ho deciso di accogliere gli ospiti nel Camp il Granello, con semplicità, autenticità, gioia e tanta voglia di condividere la passione il sorprendente territorio dell'appennino romagnolo.